Spagna/ Pp approva patto con Pse per governo Paesi Baschi

Governatore socialista dopo trent’anni di Pnv

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12 ore
fa da APCOM

Roma, 30 mar. (Apcom) – Il Partido Popular dei Paesi Baschi (Pp-Pv) ha formato un accordo con i socialisti del Pse che permetterà al leader dei socialisti baschi Patxi Lopez di diventare il primo "lehendakari" (governatore) della regione, da trent’anni nelle mani dei nazionalisti moderati del Pnv.

Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais l’intesa fra le due formazioni (schierate su fronti opposti a Madrid, dove il Psoe è al governo e il conservatore Pp all’opposizione) permette a Lopez di avere 38 seggi sui 75 del Parlamento regionale.

I due partiti si sono accordati per la creazione di una commissione congiunta per l’attuazione del programma, mentre il Pp si è impegnato a non presentare alcuna mozione di sfiducia sempre che gli accordi di governo vengano rispettati.

Spagna/ Governo usa detenuti Eta dissidenti per 'proselitismo'

Collettivo prigionieri è influente, e molti ora contro violenza

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18 ore
fa da APCOM

Madrid, 26 mar. (Apcom) – Oltre alla repressione, con sempre più arresti e confische, anche la ‘persuasione’ dall’interno, con il prezioso aiuto dei detenuti ‘pentiti’ e contrari alla violenza: è la nuova strategia del governo di José Luis Zapatero contro l’Eta, il gruppo terrorista indipendentista basco che in 40 anni di lotta armata ha ucciso 825 persone. Per raggiungere il suo obiettivo, cioè disincentivare il più possibile le giovani leve dall’entrare nell’organizzazione e convincere altri membri detenuti del gruppo a rinunciare alla violenza, il ministero dell’Interno (guidato da Alfredo Perez Rubalcaba) ha deciso di concentrare gli ex leader storici dissidenti – e per questo espulsi dal gruppo – nel carcere di Zuera (Saragozza), in modo da favorirne l’azione ‘pedagogica’ ed esercitare maggiore pressione sull’Eta.

Così accade con Santiago Arrospide ‘Santi Potros’, ex leader dell’apparato militare e condannato a oltre 3000 anni di carcere per l’attentato più sanguinario del gruppo, quello nel supermercato Hipercor di Barcellona nel 1987, in cui morirono 21 persone. Potros è stato trasferito dal carcere di Cadice (all’estremo Sud della Spagna): stesso trattamento è spettato a Valentin Lasarte, un altro terrorista. Secondo il quotidiano di destra ‘El Mundo’, il ministero dell’Interno ha selezionato un gruppo di ex-terroristi disposto a compiere opera di proselitismo fra gli altri detenuti per indurli a pronunciarsi contro la violenza: i prigionieri dell’Eta, oltre 700, sono un collettivo con notevole influenza sull’organizzazione e i suoi simpatizzanti, perché considerati come eroi della patria basca.

Fra questi Carmen Guisasola (alias ‘Lourdes’), pluriomicida negli anni ’80 alla guida del ‘commando Vizcaya’ e José Luis Urrusolo Sistiaga, uno dei più sanguinari fra i membri storici dell’Eta. Questi sarebbero incaricati di provocare dibattito e discussione nel gruppo dei dissidenti. Altri due, José Luis Alvarez Santacristina (‘Txelis’) e Kepa Pikabea avrebbero invece il compito di captare altri detenuti per attrarli alla causa. I prigionieri più irriducibili sono detenuti in prigioni lontanissime dai Paesi Baschi, nel Sud della Spagna. Secondo El Mundo, che cita fonti dell’Interno, alcuni vengono trasferiti per alcune settimane a Zuera o nella prigione asturiana di Villabona, dove vengono ‘sondati’. Se non danno segnali positivi, son o rispediti a Sud.

Da quasi due anni l’Eta è sotto una fortissima pressione repressiva, che non le ha impedito di continuare a uccidere ma sembra averne limitato in parte le capacità operative. Parallelamente, la rottura della tregua e la ripresa della violenza a fine 2006 hanno sviluppato correnti di dissidenza fra i detenuti e alcuni settori della sinistra ‘abertzale’ (indipendentisti radicali). Nelle ultime elezioni regionali lo scorso 1 marzo, la frangia indipendentista radicale ma non violenta di Aralar (nata da una scissione di Batasuna, messa fuori legge perché considerata braccio politico dell’Eta), hanno ottenuto un buon risultato (4 seggi). Dopo l’interdizione da parte della magistratura dei partiti estremisti considerati affini all’Eta, il gruppo armato aveva lanciato un appello al voto nullo, che ha raggiunto quasi il 10%.

Anche così, però, l’impressione è che la dissidenza interna all’Eta e ai suoi simpatizzanti sia in un momento espansivo, e il governo di Madrid vuole approfittarne: anche se l’opposizione del Partido popular (Pp) e i giornali affini come ‘El Mundo’ insistono perché non siano concessi in futuro sconti di pena ai ‘dissidenti’ e gridano al rischio di un nuovo ‘processo di pace’ con l’Eta come quello fallito due anni fa.

SPAGNA: BOMBA CONTRO CASA UOMO D'AFFARI NEI PAESI BASCHI

(ASCA-AFP) – Madrid, 26 mar – Un bomba e’ esplosa nelle prime ore di oggi davanti all’abitazione di un uomo d’affari nei Paesi Baschi spagnoli, provocando qualche danno ma senza fare vittime. Lo riporta la radio nazionale.

L’attentato, che per il momento non e’ stato rivendicato, e’ avvenuto nella citta’ di Amorebieta, nei pressi della capitale economica dei Paesi Baschi, Bilbao.

Secondo la radio, l’uomo d’affari obiettivo dell’attacco, il cui nome non e’ stato rivelato, figura su una lista di persone che sono bersagli potenziali di attentati.

mlp/sam/rob

 

Kosovo/ Bruxelles e Washington irritati dal ritiro di Madrid

Zapatero ribatte: "Era logico"; voci di rinforzi in Afghanistan

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2 giorni
fa da APCOM

Madrid, 20 mar. (Apcom-Nuova Europa) – L’annuncio del ritiro delle truppe spagnole dal Kosovo è stato "precipitoso" e "maldestro" secondo l’opposizione interna del Pp e i giornali affini. Gli Stati Uniti si sono detti "profondamente delusi" e la presidenza dell’Ue l’ha definito un "cattivo esempio", nonché "deplorevole": mentre già ieri la Nato – nella cui missione Kfor sono integrati i 623 soldati di Madrid – aveva criticato la decisione, sottolineando che questo tipo di iniziative andrebbero decise in modo collegiale.

In appena 24 ore il governo di Madrid ha sollevato un polverone transatlantico che ha costretto il premier José Luis Zapatero, a Bruxelles per partecipare al vertice Ue, a difendersi: "La Spagna non ha riconosciuto la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo", ha ricordato Zapatero, quindi la ritirata è "logica" e avviene in un momento "ragionevole" dato il miglioramento della situazione della situazione nell’ex provincia serba. Il premier ha insistito sul fatto che "gli aspetti formali sono stati rispettati rigorosamente" e che il ritiro avverrà nel giro di "3-4 mesi" per dare tempo agli Alleati di riorganizzare la missione. Già ieri la ministra della Difesa Carme Chacon aveva detto che il ritiro "sarà scaglionato e non unilaterale, bensì coordinato con gli altri alleati della Nato".

Fatto sta che a Bruxelles e Washington avrebbero gradito che – oltre al ritiro – anche la decisione se procedervi o meno fosse presa in modo coordinato, anziché essere informati da Madrid in modo del tutto unilaterale. "Nel 1999 gli alleati della Nato s’erano messi d’accordo sul principio: si entra tutti assieme, si esce tutti assieme. Quindi siamo rimasti sorpresi da questa decisione", ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Robert Woods, che ha usato parole assai dure per il linguaggio diplomatico: "Siamo profondamente delusida questa decisione della Spagna".

Anche in seno all’Ue d’altronde, la mossa spagnola non è piaciuta: "Avremmo gradito essere consultati anche se (gli spagnoli) hanno il diritto di fare quello che vogliono", ha detto il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, che ha rivelato come durante la cena dei leader di ieri sera a Bruxelles "ci sono stati alcuni commenti". Moltissimi dei Ventisette sono d’altronde membri della Nato, e fra questi la filoatlantica Repubblica ceca il cui ministro degli Esteri Karel Schwarzenberg, presidente di turno dell’Ue, non ha esitato – in un colloquio con Apcom – a definire "deplorevole" il ritiro degli spagnoli.

Su Zapatero, insomma, sembrerebbe aleggiare il fantasma di una nuova ‘gaffe’ di politica estera per una decisione presa in chiave interna, come avvenne con il ritiro delle truppe dall’Iraq nel 2004: questo gli valse l’inimicizia giurata di George W. Bush, che non lo invitò mai alla Casa Bianca. Un passo falso, proprio ora che il premier di Madrid spera di recuperare i rapporti di vertice con gli Usa grazie alla sintonia con il presidente Barack Obama su questioni che vanno dall’America Latina a Guantanamo, all’energia. Ma l’Iraq non è il Kosovo, e Obama non è Bush, sottolineano a Madrid alcuni attenti osservatori. Se si chiede il ‘permesso’ di uscire da una missione militare il pericolo è di restare invischiati in infinite discussioni diplomatiche, perché si tratta di decisioni che non sono mai ben viste dagli altri paesi che mettono uomini e mezzi.

Ma perché ritirarsi proprio adesso? Formalmente la Spagna ha motivato la decisione come "coerente" col mancato riconoscimento del nuovo Stato, dato che teme contraccolpi interni nei Paesi Baschi e in Catalogna: ma in queste due regioni le spinte indipendentiste sono meno evidenti che uno o due anni fa. Sarà pure una questione di principio, ma non basta: dietro a una scelta del genere vi sono sempre esigenze militari e strategiche. Non a caso gli alti comandi militari spagnoli, interpellati da ‘El Mundo’ (giornale di destra e ostile al governo ma che ha appoggiato il ritiro nella sostanza), si sono detti sorpresi dalla decisione, nella quale vedono una mossa previa a un incremento della presenza militare spagnola in Afghanistan, forse addirittura di 500 uomini.

Durante l’estate, in concomitanza con le elezioni presidenziali di agosto in Afghanistan, l’Alleanza intende inviare rinforzi: secondo il segretario generale Jaap de Hoop Scheffer, "almeno quattro battaglioni" (2500-4000 uomini). Tutti si aspettano che al vertice Nato di Strasburgo-Kehl il 2-4 aprile Obama chieda agli alleati europei di rimboccarsi le maniche nel paese asiatico, la cui stabilizzazione è cruciale per Washington, e di inviare senza indugi più uomini.

"A Strasburgo si parlerà di questo, e la Spagna osserva e partecipa a questo dibattito", spiegano a Madrid fonti del governo, caute. E sul Kosovo aggiungono: "Rispettiamo la posizione degli altri Paesi, ma chiediamo che allo stesso tempo si rispetti la nostra". Zapatero oggi da Bruxelles ha detto che è "prematuro" anticipare se Madrid prenderà parte all’invio di più Guardie civili per formare la polizia afgana, come chiesto dalla Francia. Ma difficilmente la Spagna potrà sottrarsi a un maggiore impegno in Afghanistan: il tono della reazione americana di oggi sul Kosovo suona soprattutto come un avvertimento per il futuro.

Kosovo/ Ministro Difesa spagnolo annuncia ritiro truppe

Ha circa 630 uomini nella Kfor. Madrid non riconosce nuovo Stato

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1 giorno
fa da APCOM

Madrid, 19 mar. (Apcom-Nuova Europa) – Carme Chacon ha detto ai circa 630 militari spagnoli che fanno parte della missione Kfor della Nato che devono sentirsi orgogliosi del loro operato, ma che adesso "è ora di tornare a casa".

Il ritiro – ha indicato Chacon – sarà scaglionato e non unilaterale, bensì coordinato con gli altri alleati della Nato. Chacon è il primo membro del governo di Madrid che visita la ex provincia serba dalla sua indipendenza proclamata nel febbraio dell’anno scorso: la Spagna non ha mai riconosciuto il nuovo Stato, per preoccupazioni di ordine interno legate ai sentimenti di indipendentismo diffusi in parte della popolazione di Paesi Baschi, Catalogna e Galizia. Questa posizione la vede in minoranza nell’Unione europea, di cui 22 paesi membri su 27 hanno riconosciuto il nuovo Stato balcanico.

La ministra ha evitato qualsiasi contatto con le autorità kosovare come il premier Hasim Thaçi, ed è atterrata in una base Nato. Il premier spagnolo José Luis Zapatero ha ribadito di recente la posizione spagnola durante una visita di Stato del presidente serbo Boris Tadic, e la Spagna non parteciperà alle prossime operazioni dell’Ue e della Nato perché contribuiscono a costruire un nuovo Stato.

Spagna/ Il Psoe di Zapatero sempre più solo in parlamento – focus

Difficili manovre per non andare sotto; Pp: "Non durerà 6 mesi"

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18 ore
fa da APCOM

Madrid, 18 mar. (Apcom) – Il Psoe di José Luis Zapatero è sempre più solo in parlamento dopo le elezioni regionali del primo marzo che lo hanno privato delle alleanze (sia pure non del tutto stabili) con i partiti nazionalisti nei Paesi Baschi e in Galizia: la situazione dei socialisti si è palesata ieri quando, per evitare di essere battuto nelle votazioni al Congreso (camera dei deputati), il Psoe ha dovuto unirsi ad alcune proposte economiche presentate dall’opposizione di centrodestra del Partido popular (Pp) e dai nazionalisti moderati catalani di Convergencia i Uniò (CiU). Una terza proposta, questa sì del Psoe, è passata solo grazie all’assenza di alcuni deputati del Pp.

Così stamattina nell’aula del Congreso il leader dei popolari Mariano Rajoy ha augurato a Zapatero una vita breve per il suo governo, già in difficoltà sul fronte della crisi economica che sta colpendo brutalmente la Spagna: "Così lei non reggerà più di sei mesi", ha attaccato il capo dell’opposizione. Zapatero ha evitato di rispondere direttamente e ha detto che "quando l’economia mondiale e il sistema finanziario recupereranno un minimo di normalità saremo in condizioni di prendere nuove misure per preparare e rilanciare l’economia spagnola e la creazione di lavoro". Ma con la disoccupazione che in un anno e mezzo è salita dall’8% al 14%, la popolarità di Zapatero e dei suoi ministri è in costante calo, tanto che la settimana scorsa si sono moltiplicate le voci su possibili rimpasti di governo nei prossimi mesi.

Il problema peggiore, a lungo andare, sembra però quello dell’"aritmetica parlamentare": il Psoe ha solo 169 deputati su 350, sette seggi in meno della maggioranza assoluta. I nazionalisti baschi di centrodestra del Partido Nacionalista Vasco (Pnv) sono decisi a far pagare ai socialisti la loro intenzione di governare i Paesi Baschi con l’appoggio del Pp spodestandoli dopo 30 anni di potere regionale ininterrotto. I catalani di CiU (che con 10 deputati basterebbero da soli a raggiungere la maggioranza) sono all’opposizione dei socialisti in Catalogna e non vogliono fare sconti a Zapatero in mancanza di garanzie e contropartite di rilievo. Gli altri partiti minori (sinistra di Izquierda Unida, Bloque Nacionalista Gallego e altri) non sembrano in grado di dare sufficiente stabilità.

Così, l’esecutivo di Zapatero comincia una difficile navigazione a vista, perfettamente resa oggi in termini grafici da una vignetta del quotidiano catalano ‘La Vanguardia’: il premier vi appare completamente solo mentre fa l’autostop al lato di una strada, col pollice alzato e una valigia su cui si legge: "Iniziative legislative del governo".

Nordirlanda. Real Ira rivendica assalto a caserma

Due soldati sono stati uccisi

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Roma, 8 mar. (Apcom) – La Real Ira, un’ala dissidente dell’Esercito repubblicano irlandese, ha rivendicato l’attacco di ieri sera contro una base dell’esercito britannico in Irlanda del Nord, costato la vita a due soldati. Lo riferisce la Bbc. Un quotidiano con sede a Dublino, scrive la Bbc online, ha ricevuto una telefonata da Real Ira, nella quale si rivendicava l’attacco contro nel quartier generale del genio militare a Masserene nella contea di Antrim, a nord ovest di Belfast.

L’attentato, in cui due soldati sono morti e altre quattro persone sono rimaste ferite, è avvenuto ieri sera alle 21.40 (le 22.40 in Italia). E’ il più grave in oltre un decennio in Irlanda del Nord e sembra studiato per mettere alla prova il governo bicefalo cattolico-protestante e più in generale il processo di pace.

L’attacco non farà "deragliare" il processo di pace che ha tutto il sostegno della popolazione, secondo il premier britannico Gordon Brown. "Intensificheremo i nostri sforzi perché il processo di pace persista" ha promesso l’inquilino di Downing Street, aggiungendo che "la principale priorità (del suo governo, ndr) è stata sempre stata la sicurezza della popolazione in Irlanda del Nord e noi faremo tutto il possibile per garantire che la pace sia al sicuro".

Dalle leadership cattolica e protestante nordirlandesi arrivano rassicurazioni sul fatto che l’attentato non minerà la coalizione che si è insediata nel maggio 2007 – con un primo ministro unionista e un vice ministro dello Sinn Fein – né l’accordo di pace del 1998 (chiamato anche ‘del Venerdì Santo’) raggiunto faticosamente dopo tre decenni di violenza intersettaria, costati la vita a oltre 3mila persone.

L’esercito repubblicano irlandese (Ira), che ha lottato per un’Irlanda unita con l’appoggio della minoranza cattolica, siglò un’intesa per il cessate ilfuoco con i militanti protestanti filobritannici; le truppe britanniche lasciarono la provincia nel 2007, ma episodi sporadici di violenza sono continuati nonostante l’accordo di pace.

Fcs/Spr

LA SINISTRA INDIPENDENTISTA BASCA E LE ELEZIONI AL PARLAMENTO DELLA COMUNITA AUTONOMA BASCA

da http://www.ezkerabertzalea.info

Domenica scorsa, 1 marzo, si sono svolte, nelle tre province basche che compongono la Comunità Autonoma Basca, le elezioni al parlamento e al presidente della Comunità Autonoma Basca. La principale caratteristica di queste elezioni è stata il suo carattere assolutamente antidemocratico. Infatti, la piattaforma elettorale DEMOKRAZIA 3 MILIOI-D3M (Democrazia 3 milioni), della Sinistra Indipendentista basca, è stata illegalizzata dallo Stato Spagnolo, impedendo la sua partecipazione alle elezioni autonomiche.
La campagna elettorale è stata segnata dalla persecuzione che ha subito la piattaforma Demokrazia 3 Milioi, la quale, nonostante l’ilegalizzazione, ha comunque deciso di continuare con la campagna elettorale ed i comizi, presentandosi alle elezioni, pur sapendo che i suoi voti sarebbero stati considerati nulli. Nelle ultime settimane sono state arrestate decine di persone ed altre centinaia sono state fermate dalle diverse forze di polizia che operano nel territorio basco. In più, varie sedi sono state perquisite per evitare che la Sinistra Indipendentista facesse propaganda elettorale o potesse distribuire le schede elettorali di D3M con le quali effetturare il voto. É curioso vedere centinaia di uomini armati perseguitare delle schede elettorali.
Questa repressione giuridica-politica-militare esercitata dal governo spagnolo (PSOE) ha un doppio obiettivo: annullare politicamente la sinistra indipendentista basca, poiché é il motore del cambio politico e sociale che si vuole dare nei Paesi Baschi e, d’altro canto, manipolare i risultati elettorali in suo favore, dal momento che senza la presenza della sinistra indipendentista il “blocco spagnolista” ottiene piu parlamentari.
I risultati delle elezioni al parlamento basco, ci portano a realizzare le seguenti considerazioni:
– Nonostante il governo spagnolo ed il parlamento basco abbiano messo in moto tutto il loro apparato repressivo, la sinistra indipendentista ha realizzato un atto di disobbedienza civile di massa: nonostante le illegalizzazioni, migliaia di persone hanno partecipato alla campagna elettorale facendo propaganda, assistendo agli atti politici o distribuendo milioni di schede elettorali illegali di D3M in quasi tutte le case delle Province di Araba, Bizkaia e Gipuzkoa.
– Alla fine, le persone che sono andate alle urne a votare D3M sono state piú di 100.000 (8,8% dei voti calcolati). Con questi voti, se fossero stati validi, D3M avrebbe ottenuto 7 parlamentari su 75.
– Il Parlamento Basco che si formerá in seguito a queste elezioni, basate sulla esclusione, manca di legittimitá.
– Allo stesso modo, il prossimo Governo Basco, mancherá di legittimitá.
– I risultati elettorali sono stati il frutto della manipolazione del governo del PSOE, che ha creato una situazione di eccezione per articolare una maggioranza unionista spagnola che non corrisponde alla realtá basca.
– Le parti politiche che difendono il diritto della societá basca di decidere sul suo futuro (Demokrazia 3 Milioi, Partido Nazionalista Basco, Aralar, Eusko Alkartasuna, Ezker Batua) hanno ottenuto 633.649 voti, in confronto ai 482.839 degli unionisti spagnoli (PSOE, PP, UPyD).        Nonostante ció, a causa dell’esclusione della sinistra indipendentista, voluta dal PSOE, gli unionisti spagnoli hanno ottenuto una maggioranza parlamentare.
Di fronte a questa situazione di mancanza di democrazia e di negazione dei diritti, la sinistra indipendentista riconferma la sua scommessa per lanciare una offensiva politica, per costruire in questo paese uno scenario democratico nel quale tutti i diritti di tutte le persone che costituiscono i Paesi Baschi siano rispettati e affinché tutti i progetti politici possano svilupparsi a paritá di condizione, incluso quello della sinistra indipendentista: l’Indipendenza ed il Socialismo per i Paesi Baschi.

EZKER ABERTZALEA

02/03/2009

Coppa Re:Athletic Bilbao in finale

Ha eliminato il Siviglia,seconda finalista da Maiorca-Barcellona

postato document.write( strelapsed(‘2009-03-04T22:19:00Z’) );11 ore fa da ANSA

 

(ANSA) – MADRID, 4 MAR – L’Athletic Bilbao e’ la prima finalista della Coppa del Re di Spagna. Ha eliminato il Siviglia in semifinale. Nel’incontro di ritorno gli andalusi sono stati sconfitti per 3-0 dopo aver vinto l’incontro di andata per 2-1. Le reti dei baschi sono state segnate da Javi Martinez al 4′, F. Llorente al 34′, Toquero al 37′. La seconda finalista uscira’ tra Maiorca e Barcellona con i catalani che hanno vinto all’andata per 2-0. Finale il 13 maggio a Valencia.

Spagna, Eta, indizi di torture a 2 membri Eta arrestati in 2008

 

Ma capo dell’Eta Txeroki si era compiaciuto di "torture false"

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document.write( strelapsed(‘2009-03-03T17:00:00Z’) );
15 ore
fa

 

I due terroristi furono catturati nella località basca di Mondragon, e riportarono ferite: Portu in particolare fu ricoverato la notte successiva con una costola rotta, un occhio nero, abrasioni a ginocchia e gomiti e un pneumotorace. Sarasola presentava varie lesioni minori (ematomi e contusioni). La Guardia civil e il ministro dell’Interno Alfredo Perez Rubalcaba hanno sempre sostenuto che le lesioni furono provocate dall’uso della "forza regolamentare" necessaria per ridurre all’ordine i due detenuti, che avevano attivamente resistito all’arresto.

 

 

"Il giudice istruttore incaricato del caso ha deciso di proseguire l’ainchiesta penale, ritenendo che vi sono indizi di commissione di delitti di torture e lesioni subite da Igor Portu Juanaena e Mattina Sarasola Yarzabal", indica un comunicato del Tribunale superiore basco. Il capo dell’Eta Txeroki in una lettera sequestrata nelle perquisizioni successive al suo arresto – che fa parte della documentazione della causa in corso – si compiaceva per il "buon risultato" della denuncia: "La questione delle torture false sofferte da Igor nelle mani del nemico è sulla buona strada", scriveva il leader etarra, "questa è la strategia che si deve seguire, sempre".