Eta, il ministero dell'interno spagnolo innalza a 2 il livello di allerta

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fa da PEACE REPORTER

In vista del semestre di presidenza Ue, Madrid alza il livello di guardia per evitare azioni dimostrative del gruppo separatista – Il ministero dell’Interno spagnolo ha annunciato ieri sera di avere innalzato a 2 il livello di allerta anti-terrorismo nel timori di possibili attentati dell’Eta in coincidenza con l’inizio della presidenza di turno della Ue, che dal 1 gennaio passerà alla Spagna. "Esiste il probabile rischio di un attacco a causa del significato speciale del periodo natalizio e della prossima presidenza spagnola della Ue", si afferma in un comunicato del ministero. La decisione è stata presa dopo avere sentito il parere delle forze armate e dei servizi di sicurezza. In precedenza, il ministro Alfredo Perez Rubalcaba aveva rilasciato delle dichiarazioni in cui affermava che i separatisti baschi dell’Eta potrebbero cercare di approfittare della presidenza semestrale dell’Unione europea per tornare all’azione. Rubalcaba, non ha escluso che il gruppo possa pensare anche a un sequestro di persona, oltre che ad attentati dinamitardi e operazioni armate.

Riemerge l’ombra dell’Eta in Spagna

Esteri – 29 Dicembre 2009 – 11:30
Il governo teme possibili "sequestri spettacolari" da parte del gruppo indipendentista, durante la presidenza europea spagnola

di Junio Romano Gulinelli – Ieri il ministro degli Interni Alfredo Pérez Rubalcaba (foto) ha messo in guardia la Spagna annunciando che l’Eta sta programmando un sequestro per rilanciare la notorietà, in questao momento in calo, dell’organizzazione indipendentista. Il ministro degli interni, evitando di dare dettagli troppo specifici, ha indicato come possibili obiettivi della banda “settori significativi dal punto di vista sociale”. Non sono state annunciate ne date ne dettagli aggiuntivi su possibili scenari della temuta operazione terroristica. Sembra però che il governo abbia comunque allertato di questa possibilità le persone minacciate, affinchè nessuno abbassi la guardia in questa situazione di calma apparente, e che abbia già preso le misure di sicurezza necessarie per garantire la loro protezione. Il ministro ha lanciato l’allarme durante la sua visita a Erandio, località della Biscaglia (Paesi Baschi), dove ha analizzato la situazione dell’Eta insieme al consigliere basco per gli interni, Rodolfo Ares. I sospetti sono fondati e provengono soprattutto dall’analisi della situazione di “debilitazione operativa” che sta attraversando in questo momento il gruppo indipendentista dovuta alla pressione politica, giudiziaria e internazionale nonché al suo isolamento sociale e ad una divisione interna sempre più evidente. Si tratta di una fragilità, secondo Rubalcaba, che ha bisogno di essere smentita attraverso un “attentato spettacolare”. Contro il solito massacro delle esplosioni, la possibilità di sequestrare uno o più ostaggi emergerebbe con più forza. La Spagna si sta accingendo ai suoi primi sei mesi di presidenza europea nel 2010 e, come ha ricordato il ministro degli interni, l’Eta ha sempre avuto l’interesse di emergere nel panorama internazionale. Un sequestro appare come la formula più adeguata per entrare prepotentemente nell’agenda pubblica senza spargere sangue che comprometterebbe sicuramente il delicato processo di riflessione interna che sta affrontando in questo momento la sinistra nazionalista sul tema dell’appoggio all’uso della violenza. Nell’ambito di questo contesto di allarme è stato anche evidenziato l’accordo di collaborazione firmato ieri dal governo centrale spagnolo con quello basco per facilitare il coordinamento tra il Corpo Nazionale di Polizia la Ertzaintza (forza di polizia dipendente dal dipartimento degli interni del governo basco) e la Guardia Civile in materia di antiterrorismo. Questa iniziativa prevede che queste tre diverse forze di sicurezza condividano dati, strategie e informazioni sulle operazioni in corso contro l’Eta. Rubalcaba ha poi aggiunto che il rischio che l’Eta seguiti ad uccidere esiste comunque e che “un’ Eta debole può essere molto più pericolosa e imprevedibile di un’Eta forte”.

http://www.essenzialeonline.it/esteri/Riemerge-l-ombra-dell-Eta-in-Spagna_12542.html

Paesi baschi, una nuova proposta di pace

25/12/2009

Ancora repressione e una nuova proposta di pace

Una nuova proposta di pace, della siniostra basca, arresti e detenzioni che seguono vecchi e drammatici cliché. Nei Paesi baschi si registra il numero più alto di prigionieri politici e nello stesso tempo una nuova bozza di pace, che cerca di superare i nodi irrisolti del conflitto. Madrid ha scommesso sulla via repressiva, sicuramente più redditizia in termini di consenso elettorale, ma asfittica nel fornire risposte a uno dei più antichi conflitti politici d’Europa. Nel silenzio, spesso, della grande informazione.

 

La nuova proposta di pace

La repressione contro i giovani indipendentisti

Informazione a processo

Angelo Miotto 

http://it.peacereporter.net/articolo/19517/Paesi+baschi,+una+nuova+proposta+di+pace

Gb apre inchiesta su torture a detenuti irlandesi negli anni 70

 
Gb apre inchiesta su torture a detenuti irlandesi negli anni 70

Roma, 22 dic (Velino) – Emergono inquietanti verità sul comportamento dei soldati inglesi in Irlanda del Nord negli anni Settanta. Dopo una sentenza che lo aveva condannato all’impiccagione ricevuta nel 1973, poi commutata in ergastolo, e 17 anni passati dietro le sbarre, si riapre il caso di Liam Holden, ritenuto colpevole di aver ucciso un soldato sulla base di una confessione non firmata. La giuria, allora, non credette alle parole di Holden, che sostenne di aver confessato solo dopo che i soldati avevano praticato su di lui la tecnica del ‘waterboarding’, l’annegamento simulato, diventata tristemente nota dopo le ammissioni dei dirigenti della Cia sul trattamento dei detenuti di Guantanamo. La Criminal Cases Review Commission (Ccrc) ha ora rispedito il caso di Holden alla Corte d’appello.


La commissione ritiene infatti di possedere nuove prove sul caso. Inoltre, i suoi membri si sono detti assai dubbiosi “sull’affidabilità e l’ammissibilità della confessione”. “Ho parlato quando mi hanno messo un panno sulla faccia e mi hanno versato acqua attraverso bocca e naso dandomi l’impressione di annegare”, ha spiegato Holden. Il cui caso diventa molto più credibile in quanto gli avvocati hanno identificato un altro detenuto che ha rivelato di aver subito lo stesso trattamento. Quest’uomo, di cui non sono note le generalità, avrebbe riferito a un medico nell’aprile 1978 che i soldati inglesi del Royal Ulster Constabulary gli avrebbero versato grandi quantità di acqua attraverso naso e bocca con un asciugamano posto sulla testa. Un racconto dunque del tutto coincidente con quello di Holden e al quale l’ex detenuto ha aggiunto: “Era davvero terrorizzante e fu ripetuto molte volte”. Da notare che l’uomo sottoposto a questa tortura fu alla fine rilasciato senza alcuna accusa. La Ccrc afferma infine di avere la testimonianza di un terzo uomo che sostiene di aver subito il waterboarding nei primi anni Settanta. Il Guardian segnala anche che questi tre casi sono avvenuti tutti dopo il marzo 1972, data in cui l’allora primo ministro Ted Heath mise al bando cinque altri metodi di tortura successivamente condannati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in quanto disumani e degradanti: l’incappucciamento, la fame, la privazione del sonno, i rumori eccessivi e costringere i detenuti a restare a lungo in posizioni molto stressanti.

Holden aveva 19 anni quando fu catturato a Belfast nell’ottobre 1972 per l’uccisione di Frank Bell, il centesimo soldato inglese morto in Irlanda del nord quell’anno. A nulla è servito l’alibi da lui fornito, secondo cui, al momento della morte di Bell, giocava a carte col fratello e altri due amici in un posto pubblico. Holden, tra l’altro, ha raccontato di essere stato portato dai militari inglesi in una base di Black Mountain, a ovest di Belfast, dove sarebbe stato picchiato, ustionato con cicche di sigaretta, incappucciato e minacciato di morte. Pur non avendo mai parlato di ‘waterboarding’ usando questo termine, l’accusato, secondo quanto riferì il Belfast Telegraph del giorno dopo, disse chiaramente alla giuria di essere stato inserito in una cabina dove sei uomini gli avrebbero messo un asciugamani in testa per poi versargli acqua attraverso il naso e la bocca. “Sono quasi svenuto”, avrebbe detto Holden secondo il giornale. “Stavo annegando, non riuscivo a respirare. È andata avanti per un minuto”. Poco dopo, avrebbe aggiunto, il trattamento sarebbe stato ripetuto.

Alla stessa corte, un sergente del Reggimento paracadutisti dell’esercito britannico avrebbe invece assicurato che la confessione di Holden sarebbe stata rilasciata in seguito a un normale interrogatorio. Il ministero della Difesa rifiutò di confermare o smentire l’ipotesi che i soldati britannici avessero ricevuto l’ordine di utilizzare la tecnica dell’annegamento simulato per “ragioni di sicurezza operativa”. Tuttavia, sono numerose le testimonianze di prigionieri irlandesi che sostengono di aver subito questa tortura. E alcuni ufficiali inglesi hanno raccontato al Guardian di aver subito la stessa tecnica durante il loro addestramento. Circostanza confermata nel 2005 da Rod Richard, ministro dell’ormai disciolto ufficio gallese, che ha confessato a sua volta di aver subito questo trattamento come parte del proprio apprendistato nelle tecniche di contro-interrogatorio. Ce n’è dunque abbastanza per favorire l’apertura di un’indagine seria su questi fatti. E per Holden, rilasciato nel 1989, potrebbe profilarsi un cospicuo risarcimento.
 
 

Russia, diritti umani: 'Metodi applicati in Cecenia estesi a tutta la Russia'

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1 giorno
fa da PEACE REPORTER

La denuncia è di Svetlana Gannushkina, dell’organizzazione ‘Memorial’ – "I difensori dei diritti umani sono in pericolo di morte. Gli omicidi politici sono la norma, non l’eccezione". In un’intervista al sito del settimanale basco Gara, la responsabile per l’associazione russa per i diritti umani Memorial, Svetlana Gannushkina, denuncia la situazione di emergenza nel suo paese. "I metodi repressivi utilizzati in Cecenia si sono ormai estesi a tutta la Federazione Russa". E la situazione nella regione del Caucaso settentrionale, già teatro di due guerre, continua a peggiorare. "La Russia è riuscita a mantenere il conflitto interno alla regione, lasciando la politica in mani cecene. Ramzan Kadirov e i suoi fanno quello che vogliono. Non c’è legge. E la paura ormai forma la mentalità dei ceceni. È quello che accadeva ai tempi di Stalin, di Hitler e Mussolini. Le persone iniziano ad aver paura le une delle altre, come ai vecchi tempi". La soluzione del problema passa, secondo la Gannushkina, dall’intervento dell’Unione Europea. "L’Europa deve esigere dalla Russia un’investigazione indipendente sui delitti commessi contro i difensori dei diritti umani durante le due guerre cecene. Deve inoltre pretendere la modifica delle leggi della Federazione sulle Ong, che attualmente vivono una situazione precaria".

http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/peacereporter/2009/12_dicembre/21/russia%20%20diritti%20umani%20%20%20metodi%20applicati%20in%20cecenia%20estesi%20a%20tutta%20la%20russia%20,22156387.html

I preti baschi non vogliono il nuovo vescovo:

85 parroci sui 110 della provincia di Guipuzkoa firmano un documento per dissociarsi dalla nomina del nuovo vescovo di San Sebastian. È José Ignacio Munilla Aguirre, che in una intervista ha dichiarato: La priorità è quella di depoliticizzare la Chiesa basca. Protesta il Pnv PRETI RIBELLI. Tutti in difesa, tutti in trincea. Il clero basco alza le barricate contro il nuovo vescovo inviato dalla Chiesa spagnola su in Euskal Herria. Iniziativa senza precedenti per il clero basco, storicamente vicino alle istanze di irredentismo dei nazionalisti. Sono ben 85 – su un totale di 110 sacerdoti – i preti che hanno firmato un documento per «dissociarsi» dalla nomina del nuovo vescovo di San Sebastian, monsignor Josè Ignacio Munilla Aguirre, messo a capo della diocesi della città basca da Papa Benedetto XVI nello scorso novembre.
POLITICA E FEDE. Nonostante la sua relativamente giovane età (è nato proprio a San Sebastian nel 1961), Munilla Aguirre è un teologo considerato particolarmente «conservatore». Oltre ad insegnare il catechismo su Radio Maria España, è anche editorialista del quotidiano conservatore ABC. Ecco perché al clero della provincia autonoma di Guipuzkoa il nuovo porporato non piace granché. «Non è in alcun modo la persona idonea per assumere la carica di vescovo e di pastore della nostra diocesi», spiegano con durezza i parroci.
PROVOCAZIONE? In realtà qualcuno parla di chiaro intento «contenitivo» da parte della Chiesa spagnola. La forte vena autonomista e le simpatie nazionaliste del clero basco, infatti, non sono viste di buon occhio in un periodo in cui la rottura tra Madrid e le frange più radicali dell’indipendentismo è netta. Il fatto che Munilla sia un uomo del presidente della Conferenza episcopale spagnola, l’arcivescovo di Madrid Antonio Maria Rouco Varela, sembra testimoniare questa esigenza. La sua fama, secondo El Mundo, è quella di «militante fino al midollo, che non si arrende davanti a nulla e nessuno». E il fatto che in una recente intervista abbia affermato che il lavoro della Chiesa deve tendere a neutralizzare la società basca, che soffre di un «eccesso di policizzazione», ecco che l’equazione è pronta. E subito arriva la protesta, del clero e persino dei moderati del Partito nazionalista basco, che denuncia un nuovo tentativo di «spagnolizzazione forzata» dell’identità basca, anche sul piano del cattolicesimo.
Marco Zucchetti
http://www.ilgiornale.it/esteri/i_preti_baschi_non_vogliono_nuovo_vescovo__conservatore/europa-attualit-chiesa-terrorismo-vescovo-san_sebastian-paesi_baschi-eta/16-12-2009/articolo-id=407440-page=0-comments=1

Spagna. Processo a giornalisti baschi, accusa collusione Eta

16 Dicembre 2009

Cinque giornalisti dell’unico giornale dei Paesi Baschi pubblicato in euskera (basco), l’Euskaldunon Egunkaria, chiuso nel 2003 dall’Audiencia Nacional perche accusato di essere vicino all’Eta, sono processati questa settimana a Madrid per presunta collusione con l’organizzazione armata separatista. I 5 giornalisti, fra cui l’ultimo direttore Martzelo Otamendi, hanno negato ieri in apertura del processo davanti alla Audiencia Nacional qualsiasi connessione con il gruppo armato.

La procura ora ha ritirato tutte le imputazioni nei loro confronti, ma l’accusa rimane sostenuta dai rappresentanti delle parti civili, l’Associazione delle Vittime del Terrorismo e il movimento Dignità e Giustizia. I 5 imputati rischiano fino a 15 anni di carcere per sostegno al terrorismo. Otamendi ha detto ai giudici che non avrebbe "mai accettato di dirigere un giornale agli ordini di Eta". I dirigenti del quotidiano hanno spiegato che la vocazione del giornale era la difesa dell’euskera, ed hanno accusato la polizia per aver loro inflitto violenze durante l’arresto.

Il processo è stato condannato come un attacco contro la libertà di espressione e di stampa in Spagna dal partito nazionalista basco Pnv, prima formazione politica dei Paesi Baschi, e dalla sinistra repubblicana catalana di Erc, che hanno manifestato davanti alla sede della Audiencia Nacional.

 

http://www.loccidentale.it/articolo/spagna.+processo+a+giornalisti+baschi,+accusa+collusione+eta.0083354

Appuntamento a Vienna

Ci sarebbero anche gli ultras della Lazio, e forse di Real Madrid, Espanyol e Levski Sofia, dietro gli incidenti avvenuti durante Austria Vienna-Bilbao di Europa League. Sono stati esposti simboli fascisti e lo striscione "Viva Franco". La partita, finita 3-0 per i baschi, è stata sospesa per venti minuti

Nazi da mezza Europa Appuntamento a Vienna

Gli ultras dell’Austria Vienna

VIENNA – Anche gli ultras della Lazio avrebbero preso parte agli incidenti di giovedì sera a Veinna durante l’incontro di Europa League tra l’Austria Vienna e l’Athletic Bilbao. Secondo l’amministratore delegato del club austriaco, Markus Kraetschmer, i supporter locali di estrema destra si sono alleati con gli ultras biancocelesti, reduci dalla trasferta di Salisburgo del giorno prima, per provocare i tifosi baschi con l’esposizione di simboli fascisti e dello striscione "Viva Franco". Potrebbe però essersi trattato anche di un’alleanza estesa alle frange neonaziste del tifo di mezza Europa: ancora è da confermare infatti la presenza sugli spalti dello stadio della capitale austriaca di ultras del Real Madrid, dell’Espanyol e del Levski Sofia.

GARA SOSPESA PER VENTI MINUTI – La gara è stata sospesa dall’arbitro Moen per circa 20 minuti, intorno al 66′, a causa di un’invasione di campo, ma si trattava già della terza interruzione. La prima era avvenuta a inizio ripresa, a causa dei fumogeni finiti sul terreno di gioco, ma la situazione è peggiorata dopo il raddoppio basco al 17′. Un fitto lancio di oggetti dagli spalti ha costretto il direttore di gara a una seconda sospensione, poi l’invasione di campo che ha costretto le squadre a tornare negli spogliatoi mentre la polizia cercava di riportare la calma. Quindi il rientro in campo delle due formazioni, col Bilbao che ha vinto 3-0 e si è qualificato per i sedicesimi. L’Uefa ha già annunciato pesanti sanzioni.

http://www.repubblica.it/2009/07/sport/calcio/coppe/euroleague-09-10/incidenti-vienna-bilbao/incidenti-vienna-bilbao.html

La nuova inquisizione

02/12/2009

I giovani arrestati perchè membri del movimento giovanile della sinistra basca hanno denunciato torture

Maialen e Garazi sono due ragazze basche, arrestate nella retata ordinata dal giudice spagnolo Grande Marlaska, il 22 novembre scorso. Insieme agli altri 32 giovani arrestati in diverse località del Paese basco sono state trattenute per cinque giorni in un regime di incomunicacion che prevede la sparizione, la desaparicion di chi viene arrestato, senza che possa sapere perché, né avere contatti con familiari e avvocati di propria fiducia. Sono i cinque giorni del terrore e chi viene arrestato nei Paesi baschi conosce i peggiori dettagli di quelle ore. Il direttore di un quotidiano, Martxelo Otamendi, arrestato per terrorismo e poi rilasciato in attesa di giudizio raccontava: "Quando entri nelle stanze della caserma sei bendato, senti rumori, urla, gli agenti sono a volto coperto, ti minacciano. Uno in paerticolare mi disse di dimenticarmi la Costituzione perché quella non era Spagna, ma la Guardia Civil".

Maialen e Garazi, appena sono riuscite a parlare con il proprio avvocato di fiducia, hanno raccontato di essere state palpate, denudate, di aver ricevuto minacce di stupro e di morte violenta. Obbligate a rimanere solo con gli slip, sono state palpate e baciate dalla vita in su. Altre testimonianze: un ragazzo punto con una siringa di spalle con la minaccia di drogarlo, un altro cui hanno fatto credere che lo avrebbero violentato, colpi, botte, la minaccia di applicare la bolsa – una guaina che tappa le vie respiratorie o un sacchetto sulla testa fino all’asfissia – posizioni fisiche forzate fino allo sfinimento fisico. C’è chi ha perso sei chili in cinque giorni.

Si chiama tortura. Fisica, psicologica, si chiama terrore. E ogni volta che il rito bestiale si perpetua non esce nemmeno una riga sui quotidiani spagnoli, dove i cronisti si rifugiano dietro a una leggendaria direttiva di Eta, che citano in continuazione come un mantra: chi viene arrestato deve denunciare sempre torture. Nei fatti, al di là di quello che un cronista potrebbe leggere negli occhi di chi denuncia di essere stato torturato, ci sono foto, segni precisi. Oltre ai casi di chi è stato rilasciato – e sono casi numerosi – senza nessuna accusa, per poi raccontare i cinque giorni di inferno dentro una cella in un edificio di una città di un Paese sorridente che ci chiama dai manifesti pubblicitari per passare le vacanze al sole.

Amnesty international, la commissione per i diritti umani delle Nazioni unite, denunciano queste violazioni da anni. Senza esiti pratici. Lo stesso giudice Baltasar Garzon, davanti al quale sono passati molti casi evidenti senza che muovesse dito, si fece promotore di un protocollo che prevedeva la videoregistrazione durante i cinque giorni di isolamento. Mai applicata, annuncio a effetto.
I giornali non scrivono, anzi depistano. La consapevolezza collettiva si forma anche così: con chi non conosce, e con chi non vuole ammettere. Eppure, dentro le celle e i calabozos, i sotterranei della tortura, ci sono vite che verranno segnate in maniera indelebile. E nelle case delle vittime ci sono familiari, fratelli e sorelle, amici. Sanno cosa accade, anche se nessuno li informa, e sperano di non sentire quello che puntalmente sentiranno e cioè le denunce dei loro figli e figlie sulla violenza che li ha attraversati.

L’ordinanza del giudice – arresto per i 34 giovani indipendentisti baschi – è un testo esemplare. Si usa un documento ritrovato a Parigi a un presunto militante di Eta e si crea una ragnatela di deduzioni, si interpreta e dove si può si adattano le parole al proprio teorema accusatorio. Giovanni Giacopuzzi, storico e perito processuale proprio sulla criminalizzazione del movimento giovanile basco di sinistra, lo ha analizzato per PeaceReporter.
A cosa, a chi serve lanciare questo messaggio nell’attuale scenario basco, quando la sinistra indipendentista ha lanciato una nuova proposta di pace? La promessa di repressione dovrebbe riguardare l’organizzazione armata in quanto tale. I teoremi politici hanno trasformato in arma il dissenso, le idee e le pratiche. Basta solo un sospetto e una sentenza. Il primo giustifica l’oblio collettivo delle violenze, perché la seconda ha decretato che Segi, movimento di giovani, è terrorista. Non si chiede più nemmeno l’abiura, il rogo è anticipato.

 Angelo Miotto

http://it.peacereporter.net/articolo/19191/La+nuova+inquisizione