Governatore Montilla chiede incontro con Zapatero
postato 1 giorno fa da APCOM
Roma, 29 giu. (Apcom) – La sentenza della Corte Costituzionale spagnola sullo Statuto di autonomia della Catalogna – che approva il grosso del testo negando però il valore giuridico del termine “nazione” contenuto nel preambolo – rischia di provocare una crisi politica nel governo del premier socialista José Luis Rodriguez Zapatero.
Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, il governatore della Comunità Autonoma (regione) della Catalogna, il socialista José Montilla, ha chiesto un incontro urgente per discutere eventuali modifiche al testo, scartando tuttavia la convocazione di un referendum popolare come chiesto dai partiti nazionalisti catalani sia di governo che di opposizione: questi hanno tuttavia convocato una manifestazione di protesta per il 10 luglio a Barcellona.
La Corte – bloccata per quattro anni per un braccio di ferro fra magistrati progressisti e conservatori – era intervenuta dopo il ricorso presentato dall’opposizione conservatrice del Partido Popular: la sentenza, un compromesso fra i due fronti, rende incostituzionali un articolo in modo completo e altri 13 in parte; inoltre, vengono reinterpretati altri 27 articoli.
Secondo i giudici progressisti della Corte – e il Psoe – la sentenza lascia uno Statuto perfettamente applicabile, ma i socialisti catalani vogliono ora che il governo risolva politicamente quegli aspetti eliminati dalla sentenza e che i partiti catalani considerano irrinunciabili, come ad esempio i riferimenti alla “nazione catalana” (limitati peraltro al solo preambolo del testo).
La sentenza riapre dunque un fronte che Zapatero sperava concluso felicemente quattro anni fa, oltre che uno scontro interno fra il Psoe e il Psc (il partito socialista spagnolo è infatti organizzato su base federale). All’esecutivo interessava infatti che l’Estatut andasse in porto per un motivo fondamentale: stabilire un precedente costituzionale ed ordinato che dimostrasse la fattibilità di poter andare oltre gli attuali margini di autonomia – in gran parte rimasti sulla carta – senza travalicare la Carta fondamentale in modo negoziato e pacifico.
Il destinatario della manovra – ostacolata in tutti i modi dal Pp e dalle altre forze tradizionalmente ‘centraliste’, non esclusa la Chiesa – non era però tanto il nazionalismo catalano, che ha ottenuto essenzialmente quanto richiesto soprattutto in materia di autogestione finanziaria, quanto quello basco.
Qualsiasi pretesa da parte del Partito Nazionalista basco (Pnv) di decidere unilateralmente del futuro istituzionale di Euskadi, per esempio con la convocazione di un referendum è dunque da escludere; i binari istituzionali per qualsiasi revisione dello Statuto di Gernika sono quelli già tracciati e seguiti nel caso catalano: una prima approvazione del Parlamento regionale, la discussione alle Cortes che certifichi la costituzionalità del documento e la ratifica referendaria dell’elettorato regionale.